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La formazione e la carriera di Fabrizio Sannicandro, originario di Teramo, classe 1965, sono lunghe, ricche e articolate. Dopo essersi formato all’Accademia di Belle Arti di Bologna negli anni ’80, con una tesi sul Futurismo e incentrata sul tema dell’arte come gioco, abbraccia il mondo dell’illustrazione, della grafica e del design, senza mai trascurare in parallelo la personale ricerca pittorica, caratterizzata da un’attività interdisciplinare, oltre i limiti del genere di appartenenza, complice la contaminazione espressiva dei linguaggi sempre al centro dei suoi interessi artistici e culturali. Da un lato, le basi di formazione lo portano a legarsi alle tecniche espressive tradizionali in un momento antecedente la rivoluzione del nuovo millennio, dall’altro lo conducono a specializzarsi nell’arte del fumetto e a frequentare la storica scuola “Zio Feiningher” entrano in contatto con autori del gruppo Valvoline, tra i quali Andrea Pazienza, Daniele Brolli, Igort. Sannicandro da quel momento collabora con importanti realtà editoriali tra le quali “Il Manifesto”, “Il Gambero Rosso”, Frigidaire, realizza illustrazioni per quotidiani, periodici e prodotti per l’infanzia. Con installazioni ed opere pittoriche partecipa a numerose collettive, rassegne culturali in Italia.

Oggi lo vediamo impegnato in una ricerca che va ben oltre la riflessione sulla rappresentazione, sulla pittura e, sebbene la manualità e le tecniche tradizionali siano indubbiamente centrali, le opere si offrono allo spettatore soprattutto come un grande racconto dell’esistenza. Figure, volti, animali scorrono in quello che appare come un grande schermo, una moltitudine, un coro capace di restituire al visitatore memorie personali e al contempo collettive, ma anche e soprattutto quel senso di un noi oggi troppo spesso smarrito. Non sappiamo chi sono le persone rappresentate, eppure misteriosamente ci si riconosce in un qualcosa di collettivo che molto semplicemente risponde alla parola umanità.

L’invito è dunque a riscoprire, nel contatto con la pittura, un nuovo senso del sociale che passa innanzitutto per un’introspezione. La forma e il volume delle figure, delle immagini di Sannicandro, la sua tavolozza densa e colma di colori che ricordano la terra, assorbono letteralmente le vite di tanti. Ne risulta un’interpretazione non oggettiva della realtà che, fuori dalla storia, origina una sorta di storia minore fatta di piccoli ma importanti eventi. I dipinti sembrano parlare di quelle che solo in apparenza consideriamo banalità. Siano essere le relazioni con gli altri, gli incontri che facciamo o gli animali, i cani in particolare, esseri senzienti che vivono silenziosamente accanto a noi.